RACCONTI DI VIAGGIO - www.omarmagazine.blogspot.com - "Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina." (S. Agostino) -
E a chi mi chiede quale è stato il viaggio più bello, rispondo sempre: "Il prossimo!"
Monday, October 30, 2006
YEMEN: magia e contraddizioni
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Sana'a: le mura e la porta del suq al-Milh
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Ringraziamenti: un grazie speciale a Italia e Mario di Pisa. Persone veramente speciali. Senza di loro io e Mau non avremmo potuto fare nè foto, nè film.
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Dedica:
a Gino e Maria che non sono potuti venire con noi.
Ci sono mancati.
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Premessa:
il viaggio è stato un classico tour organizzato. Non avremmo potuto fare diversamente, pensate che solo alcune settimane prima erano stati rapiti quattro francesi in una delle province che dovevamo visitare. Inoltre, proprio per tutelare i turisti, ci sono numerosi posti di blocco dove esibire i permessi di transito da e per le regioni; solo da Sana'a a Marib ne abbiamo contati cinque. Diventa quindi estremamente necessario appoggiarsi ad un buon operatore in Italia, o direttamente in Yemen, purchè sia affidabile. Non mi dilungherò, quindi, nella descrizionedei luoghi e nella cronologia del viaggio, cosa che trovereste descritta senza dubbio in modo migliore di quel che potrei fare io in un qualsiasi programma di un buon operatore turistico. Cercherò invece di esternare sensazioni e sentimenti che le magie e le contraddizioni di questo Paese ci hanno provocato.
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Prima di partire abbiamo avuto modo di leggere e di visionare il breve documentario con l'appello fatto da Pier Paolo Pasolini all'Unesco per salvare le mura di Sana'a. Non sappiamo se ancora quel popolo ha in se l'ingenuità citata da Pasolini, se il senso storico di quell'appello possa essere lo stesso anche oggi.
Certo è che lo Yemen, anche se non a quello di massa, al turismo si è aperto. C'è senza dubbio una penetrazione di culture diverse da quelle indigene, portate dai pochi turisti e molto di più da parabole digitali che ormai inquinano i tetti in ogni città ed anche nei villaggi più remoti.
Questa penetrazione non ha ancora tolto il fascino e la magia di un Paese lontanissimo per usi e cultura, ma ha creato e sta aumentando una serie di contradizioni, più evidenti nei grandi agglomerati urbani e più sfumate nelle aree rurali.
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Sana'a, la capitale, affogata in un traffico pazzesco, niente a che invidiare al Cairo, con i suoi oltre 2000 metri di altitudine e un clima invidiabile con temperature sempre tra i 25 - 27 gradi e scarse precipitazioni (pensate che una delle arterie più importanti, il wadi as Sa'ila, che praticamente divide indue Sana'a, è appunto uno wadi, cioè un fiume che quando non piove è asciutto e che quado piove ha il letto asfaltato) ha al suo interno una grande Venezia. Old Sana'a è una Venezia di montagna, con case che sono merletti di incredibile bellezza e strade che pulsano di vita.
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Noi siamo andati in pieno Ramadan, il mese del digiuno dall'alba al tramonto, ma anzichè procurarci disagi, ci ha fatto vivere un'esperienza unica.Abbiamo potuto vedere come tutte le attività che hanno un rallentamento durante il giorno, dopo il tramonto riprendano in maniera sfrenata, facendo vivere le città e soprattutto Sana'a, per tutta la notte, fino al canto di Mezzuin, chedall'alto dei minareti, richiama per l'ultima preghiera, quando ricomincia il digiuno.
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E' uno spettacolo vedere come alle sei del pomeriggio, appena dai minareti giunge la voce della fine del Ramadan, tutti interrompano qualsiasi cosa facciano, correndo a mangiare e bere, e a infilarsi foglie di qat (la leggera droga stimolante di uso comune) in bocca, masticando e gonfiando la guancia, tanto che sembra che tutta la popolazione maschile yemenita abbia un enorme ascesso.
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Il suq è ancora il mercato della gente del luogo. Non ancora contaminato da spazi per soli turisti, è il luogo dovegli yemeniti fanno i loro acquisti, dal cibo al vestiario a tutto quanto occorre per la vita quotidiana. Vi si può trovare di tutto: dagli infissi per le finestre, alle classiche spezie. Noi al primo impatto ci siamo un po' spaventati, ma poi, capito che la confusione aveva un suo criterio, abbiamo potuto viverlo tranquillamente. Al di la di quello che la parola Yemen suscita, in realtà il Paese è sicuro, quasi privo di microcriminalità e poi per i pochi turisti c'è sempre qualcuno che si offre di aiutare, quasi tutti conoscono l'inglese e molti l'italiano. Noi abbiamo trovato, anzi lui ci ha trovato, un ragazzetto che diceva di chiamarsi Riccardino, ci ha seguiti per tutta una serata in modo discreto, proponendo la sua mediazione quando lo riteneva necessario, scomparendo e ricomparendo. E' naturale poi dare una piccola ricompensa, pensate che un euro sono 250 riyal.
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Ma è allontanandsi solo di pochi chilometri da Sana'a che si entra in contatto con uno Yemen che vive in pieno le sue contraddizioni: accanto alle parabole sui tetti, possiamo tranquillamente vedere coppie di asini aggiogati chetirano un aratro di legno su di un campicello che non si capisce come farà ad essere fertile. E' un tuffo in un medio evo orientale che in epoca di globalizzazione diviene così vicino a noi come spazio, ma lontanissimo come tempo.
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Attività rurali che si svolgono ancora come 100, 200 anni fa. Sebra che il tempo si sia fermato e capisci che non è uno spettacolino per i turisti, ma lo svolgersi della normale vita quotidiana.
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Ritrovi quell'ingenuità citata da Pasolini soprattutto nei bambini.
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I bambini ti prendono per mano non perchè vogliono qualcosa, ma per un senso ancestrale dell'ospitalità. Ti accompagnano e sorridono, affacciati ad una finestra ti chiedono "sura, sura" foto foto, capaci di stupirsi a rivedersi nel piccolo schermo digitale. Ti osservano curiosi, con occhi che indagano e stupiscono delle differenze, ma senza razzismo o qualcosa che gli somigli.
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Purtroppo la contaminazione li raggiunge nel momento della pubertà, quando i maschietti pensano di essere tutti un po' commercianti e le bambine mettono il velo, allontanandosi, diventando irraggiungibili per uno scambio culturale.
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Le donne: sulla carta hanno gli stessi diritti degli uomini, anche quello di voto, ma alle ultime elezioni che si sono svolte il 20 settembre, quindi pochi giorni prima, sono andate a votare solo il 6-7% delle aventi diritto... Noi non possiamo dare giudizi, in 12 giorni non possiamo pretendere di aver capito tutto.
Per uscire si vestono coprendosi completamente con un pesante velo nero e lasciando scoperti solo gli occhi. In alcune zone rurali coprono anche gli occhi e le mani ed in altre zone c'è solo la differenza che il velo può non essere nero, ma la copertura è sempre totale. A Mukalla, in un suq chiamato "delle donne" perche è l'unico dove possono andare senza essere accompagnate, una sera siamo rimasti straniti a vedere queste centinaia di figure nere cui si vedevano solo gli occhi. Occhi neri mobili, curiosi che osservano, si capisce che sorridono alla nostra differenza, ammiccano ai capelli biondi delle turiste,e fanno si che sempre ci si domandi se sono felici.
Esse dicono che è una loro libera scelta, ma non abbiamo avuto occasione di parlare a quattr'occhi con nessuna e per lo più sono gli uomini a fare questa affermazione.
Lavorano molto le donne; nei campi, guardare il bestiame, curare la casa e la famiglia (la media e di 6-7 figli) è compito loro. Non c'è digiuno che tenga e neppure qat che aiuti.
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Gli uomini: conservano un che di fierezza che da noi si è perso. Probabilmente sono i più contaminati da quello che arriva dall'occidente, portato dai turisti e dalle parabole televisive, ma soprattutto al nord, quel portare la jambiya, il pugnale ricurvo, coferisce ancora il tratto dell'antico guerriero montanaro che non è mai stato piegato.
I vecchi, soprattutto, conservano una dignità che mal si concilia con la contaminazione e rendono l'idea di come si sia in una società patriarcale.
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Probabilmente gli uomini si tramandano i mestieri di padre in figlio. Nei suq dei villaggi e dei centri minori, abbiamo visto macellare per strada capretti e vitelli e vendere la carne così, senza troppi problemi.
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Ma tutti i mestieri si fanno all'aperto, appunto dalla macellazione, alla cottura dei cibi, fino al cucire un abito espresso. Ne abbiamo avuto un esempio scioccante nel suq di Beit al-Faqih, tra Hodeida e Taiz, dove probabilmente anche le mosche protestano per le condizioni igieniche e i cattivi odori, accanto al macellaio c'era il negozio (sic!) del salassatore, si, quello che toglie il sangue...
Non è neppure raro vedere gruppi di uomini che stanno seduti sui marciapiedi con in mano tutti un rullo per tingere, o altri utensili vari: sono operai a chiamata; hai bisogno di pitturare casa, di un idraulico: vai, contratti il prezzo e quello viene a fare i lavori.
C'è miseria nello Yemen? Probabilmente per i nostri parametri si. Per come vivono loro non saprei dire. E' probabile che certe differenze e certi bisogni si acuiscano con il crescere delle contraddizioni. Ma sicuramente tutti hanno di che sopravvivere decentemente e non c'è la fame.
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Certo ci sono problemi enormi. Uno è la gigantesca mole di rifiuti che si vedono in giro. Abituati a produrre rifiuti, diremmo noi, biodegradabili, da una ventina d'anni sono arrivati la plastica e le lattine. Non avendo maturato una cultura di raccolta dei rifiuti, ma anzi avendo continuato a mantenere l'abitudine di gettare tutto dove capita, li yemeniti si ritrovano a fare i conti con un problema che senza aiuti non riusciranno a risolvere. Ogni villaggio e cittadina sono preceduti e seguiti da enormi discariche di lattine e bottiglie e buste di plastica, ogni albero e cespuglio ha attaccati ai rami e alle spine brandelli di buste, tanto che noi scherzando, dicevamo che esiste l'albero della plastica.
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Ma lo c' è anche magia: l'avverti al cospetto dei cinque pilastri del Tempio della luna, vicino Marib, uno dei simboli dello Yemen.
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E i minareti che tagliano l'azzurro del cielo.
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Traversare il grande deserto Ramlat as Sab'atayn è stato magico. Soprattutto per noi che era la prima volta, a parte un mordi e fuggi nel Wadi Rhum in Giordania. Veder sorgere il sole al di là delle dune, scavalcarle e discenderle con i fuorisdrada, provare l'emozione di correre nel nulla a 120 km l'ora nella parte pianeggiante, non è stato dapoco. Abbiamo avuto anche un momento ludico, quando ci siamo messi d'accordo con il beduino che ci accompagnava per sparare con il suo kalashnikov. E ho anche fatto centro al primo colpo, su di una bottiglietta che si vedeva appena.
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Ed è magia vedere Shibam, la Manhattan del deserto, con i suoi grattacieli di fango e paglia, alti anche dieci piani, che al tramonto si incendiano di ocra e di rosa.
Shibam è un concentrato di contraddizioni; ci sono più capre che abitanti, ma anche fili per la corrente elettrica per ogni dove e le sempre presenti parabole e case di fango e condizionatori dell'aria. Ma non è persa l'atmosfera che ne fa una città unica, almeno non per ora.
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Ed è ancora magia il Palazzo sulla Roccia a Wadi Dhahr. Vero simbolo dello Yemen, ti accoglie con il suo incredibile aspetto di nido d'aquila, per poi rivelare quello che non ci si aspetta: ampi cortili con fontane e giardini fioriti e, all'interno, stanze che riportano ai fasti antichi, con le sale dell'harem e le camere dell'Imam e le terrazze da dove si domina un panorama stupendo.
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Ed ancora la magia delle immagini dei palazzi di Hababa riflesse nell'acqua della grande cisterna dove le donne vanno ancora oggi a prendere l'acqua per gli usi domestici.
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Non sappiamo quanto sia lontano questo Yemen da quello visto da Pasolini. Certo è che il passare del tempo lo allontana sempre di più da quello di allora. Ci sono sempre più strade asfaltate e si vedono tantissime ruspe che significa che se ne faranno di nuove. Strade che traversano, a volte, il nulla, tagliando paesaggi di una bellezza aspra e selvaggia, percorse solo da vecchi camion ISUZU e poi si capisce il perchè le fanno: si per rendere più accessibile il Paese, ma anche perchè si debbono collegare i pozzi del petrolio che è stao trovato ai margini del deserto e sugli altipiani. E ormai la linea dell'orizzonte e rotta da scintillanti tralicci dell'alta tensione. Non è raro vedere cammelli semiselvatici pascolare tra questi tralicci.
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Lo Yemen è un paese da visitare, perchè tra qualche anno potrebbe non essere più quello che è. Potrebbe perdere quel fascino che lo rende unico. Non è assolutamente un Paese di cui avere paura, c'è senza dubbio meno rischio che in una qualsiasi periferia di una nostra città, molto meno. A proposito, i quattro francesi sono stati rilasciati sani e salvi e probabilmente con l'aver vissuto un'avventura che non dimenticheranno per tutta la vita.
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Saluti:
a tutto il gruppo, Italia e Mario, Lisa e Luciano, Carla, Susanna, Daniela, Natascia, Edoardo, persone simpatiche con le quali ci siamo trovati in perfetta sintonia. Un saluto anche ai "driver" dei fuoristrada, bravi, disponibili e professionali. In particolare a Abdulla il nostro autista e alla guida di Y.O.S.
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Notizie (forse) utili:
noi abbiamo fatto la profilassi antimalarica e il vaccino contro la diarrea del viaggiatore - che va bene anche per il colera-. La seconda è utile senza dubbio, anche se è da raccomandare di non dimenticare una buona scorta di Immodium e Dissentene, non c'è solo l'acqua e il ghiaccio che possono provocare "problemi", ma anche il latte di capre che abbiamo trovata alcune volte per colazione. Per la profilassi: il Lariam a noi non ha dato particolari problemi, a me nessuno, però non sono neppure stato mai punto dalle zanzare e a Hodeida, con 40 gradi e 80% di umidità, c'erano. Ho usato abbondante Autan Active e un'insetticida al piretro con cui spruzzavo le calze e che, sempre a Hodeida, è servito anche come disinfettante per la tazza del water nell'albergo. La profilassi è quindi una scelta personale.
Ah, ricordatevi, quando comprate nei suq e alle bancarelle improvvisate, di contrattare sempre. Di solito partono con il chiedere il doppio di quello a cui intendono vendere.
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Da leggere e vedere:
la guida lonely planet e il film Il fiore delle mille e una notte di Pasolini
...Alba nel deserto ......................................................................... Baraquish: sotto il sole di mezzogiorno ................................................. Tramonto a Marib
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Donna Yemenita?
Pranzo in un funduq
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Scolaresca nal Wadi Doan
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Jibla
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.............................Thula .................................................................................... Al Hajjarin
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