Tuesday, November 06, 2012

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Poesie ... i ricordi sono orme leggere sulla sabbia che il mare si porta via...



RACCONTI Ricordati il libro del té: il primo sorso è gioia, il secondo letizia, il terzo serenità, il quarto follia, il quinto estasi



(da: I vagabondi del Dharma di Jack Kerouac)



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Monday, November 05, 2012

AUSTRALIA: la terra dei canguri





AUSTRALIA orientale
e Red Center:

La terra dei canguri: 
da Sydney a Katherine lungo la Great Ocean Road, 
la Stuart Highway e ritorno a Sydney 
31-08 / 25-09-2012



A PIE' DI PAGINA I LINK PER VEDERE IL FILM ED ALTRE FOTO...



Parto subito dicendo che abbiamo fatto 8.000 km. e un volo interno. Senza ombra di dubbio questo è stato un viaggio on the road!
Non doveva ssere proprio così, l’idea di partenza era diversa: dovevamo arrivare a Melbourne, prendere l’auto a noleggio e lasciarla a Darwin, ma nonostante tutte le ricerche e i tentativi, lasciare l’auto a Darwin voleva dire pagare un dropp off one way spropositato, sui 2.500 $ AU più tasse, quindi circa 2.500 euro, due volte e mezzo il costo dell’auto. Occorre dire che il noleggio dell’auto in Australia lo abbiamo trovato molto più difficoltoso che negli USA e in Africa Australe, soprattutto se si ha intenzione di andare nello stato del North Territory.
Abbiamo optato quindi di fare un loop, prendere l’auto a Sydney e rilasciarla lì. Questo significava rinunciare a due giorni nel Top End, quindi a Darwin e al Kakadù National Park, percorrendo però una parte dell’Australia poco conosciuta.
Ma andiamo per ordine. Ad aprile abbiamo comprato i biglietti andata e ritorno per Sydney sul sito della Air China (www.airchina.it) a 942 Euro tasse compre, con un solo scalo a Pechino. Un prezzo veramente buono e avendo già volato Air China, non avevamo dubbi sull’efficienza della compagnia. 
A seguire abbiamo prenotato l’auto, ho già detto dei problemi di drop off, aggiungo solo che occorre stare molto attenti, perché a volte per risparmiare ci si affida a compagnie che non hanno una grande professionalità sul territorio australiano. Comunque trovo un Mitsubishi Outlander a 870 Euro, compreso l’assicurazione rimborso franchigia, presso la rentalcars.com per 18 giorni con chilometraggio illimitato.
Infine prenotiamo il volo domestico Sydney - Hamilton Island a. r. sul sito eDreams con la compagnia JetStar a 275 $AU, circa 224 Euro, ma avremmo potuto farlo direttamente sul sito   http://www.jetstar.com/au/en/home risparmiando 68 euro a biglietto.
Nel frattempo, per tutti i servizi a terra, cioè i pernottamenti e alcune escursioni, ci servivamo di un’agenzia in quel di Melbourne, la Mirabella Travel, 0061(03) 9387 4777, dove c’era il personale che parlava italiano ed in particolare noi ci ha seguiti la sig,ra Loretta. Chiarisco che è possibile e semplicissimo prenotarsi anche da soli, basta una carta di credito, ma non parlando nessuno di noi l’inglese, se non qualche parola, ci sembrava che avere un punto di riferimento che potesse aiutarci con la lingua ove fosse necessario, come poi infatti è stato.
Confermate due escursioni, diciamo le più importanti, una a Baltzer Lookout e Hanging Rock sulle Blue Mountains (http://www.lifesanadventure.com.au/mountain-biking/ ) personalizzandola ad un half day con trekking, anziché mountain bike e l’altra a Whiteaven Beach nelle Whithsunday Island (http://www.hamiltonisland.com.au/whitehaven-beach-safari/) e infine trovato anche il pickup all’aereoporto con una persona che parlava italiano, non ci restava che attendere il giorno della partenza.
Naturalmente già da tempo avevamo fatto il visto d’ingresso elettronico senza il quale non si entra in Australia, una cosa semplicissima, un e-visitors sul sito http://www.immi.gov.au/ completamente gratuito e concesso in meno di mezz’ora tramite una e-mail.
Un paio di giorni prima della partenza abbiamo anche prenotato il parcheggio a Roma Fiumicino trovando un buon posto a 100 Euro per 27 gg. (www.parkingblu.it/)
Il 30 agosto, subito dopo pranzo, quindi siamo partiti per Roma, in quanto il volo era alle 20:55. Avremmo volato tutta la notte e anche il giorno dopo con una sosta di 3 ore a Pechino e come previsto, con l’efficienza cinese, sabato 1 settembre atterriamo in perfetto orario alle 06:50 a Sydney dove troviamo Paolo che ci aspetta con un cartello con su il nostro nome.
In Australia è come se da noi fosse il 1 marzo, c’è un bel sole, ma fa fresco, lo avevamo previsto e abbiamo la giacca e un golf sotto.
Paolo ci accompagna prima a fare un contratto alla Vodafon per una sim telefonica con un numero australiano per eventuali emergenze e poi alla East Coast Rental cars, la società di noleggio cui la Rentalcars si era rivolta per ritirare la macchina, consegno la carta di credito per il blocco della franchigia, sto per firmare, quando chiedo a Paolo di tradurre se mi si blocca l’auto a Katherine, o comunque nel nord, cosa devo fare, a chi rivolgermi. Paolo traduce e la signora che si occupa di noi smette di sorridere e inizia a parlare a voce alta. Io non capisco nulla, ma vedo che anche Paolo si agita.
La faccio breve. La macchina non mi viene consegnata perché loro non sono autorizzati a farla viaggiare nel North Territory e se lo facessimo perderemmo la franchigia e in più ci sarebbe una forte multa.
Caos. Al di là di chi ci doveva avvertire e delle eventuali rivalse, ora c’era da risolvere il problema. Senza la macchina ci saltava tutto, le pronotazioni negli hotel… Panico.
Con il numero di cellulare australiano chiamiamo Loretta a Melbourne e decidiamo di prendere un’auto per un giorno per recarci là e poi vedere di risolvere l’enorme problema assieme.
Percorriamo gli una buona metà degli 870 km da Sydney a Melbourne un po’ sconfortati, quando Loretta al telefono ci dice che forse ha risolto il problema con la Hertz, che possiamo prendere un SUV a Melbourne e lasciarlo a Sydney, naturalmente al prezzo Hertz, ma a questo punto non c’è molta scelta.
Così arriviamo all’hotel e la mattina dopo, fatta colazione (i prezzi sono molto vicini a quelli italiani, anzi forse più cari, colazione continentale 18 $ AU, circa 15 E.), ci  rechiamo con Loretta a riconsegnare l’auto alla East Coast e a prende quella alla Hertz. Meno male che avevo previsto potessero esserci problemi, senza un appoggio e senza sapere la lingua, non so proprio come avremmo fatto. 
Ci viene consegnato un SUV enorme, un Toyota Kluger a 6 cilindri e a benzina con cambio automatico. Per la modica cifra di 1.400 $ AU più altri 360 di assicurazione full che però annulla ogni forma di deposito e franchigia e anche il drop of del rilascio a Sydney. Tradotto sono 1.686 Euro non previsti. Si resta con la speranza di farsi restituire gli 870 Euro dalla Rentalcars, visto che l’auto ci è stata rifiutata e che loro non ci avevano avvisato della restrizione, probabilmente gli addetti alle vendite neppure le conoscevano, per questo ho premesso che per l’Australia occorre affidarsi a chi ha professionalità su quel territorio.
Comunque il SUV è proprio comodo, entrano tutti i bagagli e ci si sguazza, specie dietro, l’ideale per fare 8.000 km, meno per la benzina che ha costi veramente diversi da zona a zona: da 1,35 $ AU della grandi città, ai 2,08 $ delle zone remote, diciamo da 1 Euro e 20 a 2 Euro.


Melbourne: skyline dai Royal Botanic Gardens

Finalmente alle 11:30 abbiamo risolto il problema e possiamo incontrare una persona che ci aspettava a Melbourne. Un’amica di facebook e suo marito, la mitica, per noi, Rosa. Davvero è strano come un contatto sul web si possa tramutare in un’amicizia vera. E così Rosa e consorte ci fanno da ciceroni per tutta la giornata facendoci visitare Melbourne, dove si sono trasferiti alcuni anni fa.
Melbourne è una bella città di quasi 4 milioni di persone, con un bellissimo sky line, parchi, giardini e un’ottima vivibilità. Non famosa come Sydney però ha diverse cose da vedere. Visto il nostro limitato tempo, la nostra amica ci fa visitare prima i Royal Botanic Gardens sul Fiume Yarra e poi attraverso il centro della città, arriviamo al Victoria Harbour un bel quartiere realizzato nel vecchio porto, con molti grattacieli, alberghi di lusso e anche un casinò che visitiamo. Al tramonto saliamo sulla Eureka Tower, (http://www.eurekaskydeck.com.au) il grattacielo più alto dell’emisfero meridionale con i suoi 300 metri    con un ascensore velocissimo che ci porta all’ 88° piano da dove si ammira la città che si illumina a 360°.
Panorama di melbourne dall'Eureka Tower


Ceniamo all’aperto, e una bella serata, c’è stato uno splendido sole tutto il giorno, è proprio primavera. Salutiamo Rosa e andiamo a dormire. L’indomani inizia il viaggio vero.



Lunedi 3 settembre di buonora, saliamo sul nostro enorme suv bianco e guidati da navigatore satellitare imbocchiamo le Highway che ci portano dritto sulla Great Ocean Road, una delle strade panoramiche più belle al mondo (http://italian.visitmelbourne.com/melbourne/victoria/great-ocean-road.html ). Passiamo Torquay e facciamo la prima tappa ad Anglesea per vedere i canguri che affollano i campi del Golf Club
Anglesea: Golf Club, i caguri sul campo da gioco

Ci sono veramente, decine di canguri che se ne stanno a brucare l’erba mentre i soci del club giocano a golf. Restiamo per qualche foto e riprendiamo il viaggo. Arrivati ad Apollo Bay, uno dei tipici paesini della costa, di quelli dove ti aspetti di vedere serfisti, mi accade un episodio che vale la pena di raccontare.

Apollo Bay è un pugno di case basse di legno col giardino allineate lungo la strada e nel piccolo centro, una serie di negozi anch’essi bassi e di legno con le insegne dipinte. Di fronte e fino all’oceano, giardini pubblici curati ed attrezzati, molto ordine e pulizia. Andiamo piano per rispettare i limiti e in un negozio leggiamo “Take Away - Fried Calamari” Visto che era ormai ora di pranzo, ci fermiamo nel parcheggio a sinista (ricordo che si guida a sinistra), scendo e traverso la strada di corsa. Riesco a farmi capire bene dalla signora che frigge il cibo e dopo alcuni minuti mi porge le scatoline con manici piene di calamari e patatine. Faccio per pagare in contanti con i dollari e sollevato il golf, non trovo il marsupio-portafoglio che tenevo legato in vita. Panico. Dentro c’erano quasi 1.000 $ Au. e 2.000 Euro. Faccio cenno di aspettare alla signora e corro all’auto sperando di averlo lasciato lì. Niente. Sicuramente si è sganciato e mi è caduto per stada. E’ un marsupio sottile, di nylon, verde, ripercorro i 30 metri dal parcheggio al negozio, niente. Gino mi raggiunge nel negozio e mi dice che lui l’ha visto un oggetto verde, per strada, vicino al marciapiede, ma che non gli ha dato inportanza. Il fatto è che ora non c’è più. Dire disperato è un eufemismo, ci sono tutti i soldi per il proseguio della vacanza e se si somma già il problema dell’auto del primo giorno, veramente è un casino. La signora della friggitoria capisce il mio scarno inglese e mi indica la stazione di polizia. Ci vado e trovo chiuso con un numero di cellulare attaccato alla porta da chiamare per le emergenze. Per me è impossibile comunicare al telefono, non li capisco di persona, figurarsi al telefono. Mentre torno alla friggitoria trovo mia moglie e la moglie di Gino al negozio di frutta e verdura e la cassiera è così gentile da ascoltarmi e capire e chiamare lei la polizia per spiegare l’accaduto e lasciare un mio recapito. Meno male che la prima cosa fatta a Sydney all’arrivo è stata quella di attivare un numero australiano per il cellulare. Mentre usciamo dal negozio di frutta e verdura mi suona il cellulare e una voce di uomo inizia a parlare. Chiedo alla cassiera se può rispondere lei e il viso le si illumina in un sorriso e mi fa capire di tornare alla friggitoria che c’è il poliziotto che mi aspetta. Quasi corro per i 50 metri che ci sono e quando vedo il tizio, praticamente il poliziotto di quartiere che gestisce anche il negozio accanto alla friggitoria, che mi sventola il marsupio non credo ai miei occhi. Non l’ha nemmeno aperto e non mi chiede niente, documenti o quant’altro ed accetta solo ringraziamenti. Questa è l’Australia di provincia dove le porte non vengono chiuse a chiave e ti restituiscono quasi 3.000 Euro in contanti, senza che vi sia alcunchè che faccia riconoscere che sono di tua proprietà. Insomma alla fine si risolve tutto con mezz’ora di paura e per di più i calamari erano anche buoni.


Great Otway National Park: felci arboree

Superato Apollo Bay la strada piega a destra ed entra nel Great Otway National Park (http://parkweb.vic.gov.au/explore/parks/great-otway-national-park). Oltre alle gigantesche felci arbore e alla foresta pluviale e di eucalipti, speriamo di vedere almeno un koala che, si dice, sono presenti nel parco. Ma non abbiamo fortuna, probabilmente anche per il poco tempo che dedichiamo ad inoltrarci nella foresta. 


Superato Apollo Bay la strada piega a destra ed entra nel Great Otway National Park (http://parkweb.vic.gov.au/explore/parks/great-otway-national-park). Oltre alle gigantesche felci arbore e alla foresta pluviale e di eucalipti, speriamo di vedere almeno un koala che, si dice, sono presenti nel parco. Ma non abbiamo fortuna, probabilmente anche per il poco tempo che dedichiamo ad inoltrarci nella foresta. Ripreso il viaggio si torna sulla costa e dopo 280 km. entriamo nel parcheggio del Twelve Apostles National Park
12 Apostoli

Sono circa le 16:00 e ci avviamo a piedi lungo la strada che porta sul mare. I faraglioni sono in controluce e c’è foschia mista a bruma di salmastro, ma lo spettacolo è suggestivo. Sulla destra ci appaiono gli enormi scogli che sono uno dei simboli dell’Australia. Foto e filmato si sprecano, ad ogni passo l’inquadratura ci sembra più bella.

12 Apostoli

 L’albergo che abbiamo prenotato è a pochi km., a Port Campbell. Scopriamo che cercare di cenare alle 20:30 nell’Australia di provincia è un problema, sono tutti chiusi, cenano dalle 18:00 in poi e alle 20:00 chiudono. Troviamo un locale ancora aperto dove quasi ci fanno un favore a darci da mangiare e dopo ci sistemiamo per la notte con l’intenzione di alzarci abbastanza presto per fotografare di nuovo i 12 Apostoli in una luce diversa.



London Bridge
La mattina del 4 sett. siamo veramente fortunati, è una giornata limpida con un cielo azzurro e una splendida luce. Passiamo più di un’ora a fotografare i 12 Apostoli e poi ci spostiamo verso ovest sempre sulla Great Ocean Road per ammirare opere della natura meno famose, ma non meno belle come The Arch, London Bridge, The Grotto e Bay of Island, scolpite dal vento e dalle maree dell’oceano.



Proseguiamo sulla Great Ocean Road e ci fermiamo in un paesino per fare benzina e mangiare.L’episodio merita di essere raccontato. 


Dunque Peterborough è un pugno di case molto ordinate sulla Great Ocean Road. Con una bella spiaggia e servizi pubblici, comprese le docce, gratuiti. L’unica pompa è anche un trading post e un ristorante. Entriamo e crerchiamo di ordinare  all’unica addetta, che funge anche da postina, da cameriera e cuoca. Avevamo letto che facevano le pizze, ma ci spiega che quelle ci sono solo dopo le 5 del pomeriggio. Allora in un grande tabellone leggiamo che prepara anche calamari fritti. E’ l’unico piatto che si pronuncia eguale all’italiano e visto che il giorno prima erano buoni, ordimiamo due toast e due calamari fritti, “two calamari and two toast and french fries” La signora ripete l’ordinazione, come vedremo è costume, e noi ci sediamo. Dopo una decina di minuti ci porta i due toast giganti e una grossa ciottola piena di patate fritte con due, dico 2 anelli di calamaro fritti. La prendiamo con filosofia e ci rideremo sopra per tutto il resto della strada fino all’albergo. Se passate da Peterborough, non chiedete solo due calamari, specificate due porzioni o dite un numero più alto, 8, 10…eheheh

La regione dei laghi salati
A sera arriviamo a Portland dove abbiamo qualche problema a trovare l’albergo nonostante il navigatore e a proviamo sulla pelle il non conoscere la lingua inglese, ma nonostante tutto, a forza di chiedere riusciamo a trovarlo.


Portland è solamente una tappa e la mattina dopo, il 5 settembre, partiamo per un’altra tappa di 855 km. per arrivare a Port Augusta nel South Australia dove arriviamo in serata e da li il giorno dopo, il 6 sett., ci facciamo altri 540 km. percorrendo la mitica Stuart Highway per arrivare a Coober Pedy, la città degli opali



Lungo la strada ci fermiamo a vedere uno dei grandi laghi che compongono la regione dei laghi salati, di cui il lago Eyre è forse il più famoso. Cerchiamo anche di vedere qualche canguro, ma gli unici che vediamo sono quelli che fanno da cibo agli avvoltoi perché finiti sotto una macchina o un camion.




Arriviamo a Coober Pedy nella tarda mattinata del 6 settembre dopo aver percorso gli ultimi 50 km. in riserva e quindi con il patema d’animo. Altra lezione, nelle zone remote dell’Australia fare benzina ogni volta che si trova un distributore, perché il prossimo potrebbe essere a 3 / 400 km. di distanza e si potrebbe restare a secco, per questo ci concediamo una bella T-bone, una bistecca con l’osso per 24 dollari Au. Anche in Australia, come negli USA, il prezzo del piatto principale è comprensivo dei contorni, patatine fritte veramente abbondanti e insalata. L’acqua in caraffa è gratis e buona, mentre quella in bottiglia, anche nei supermercati costa più della coca cola e delle altre bibite.

Dunque, per il mangiare noi ci eravamo organizzati così, per la colazione compravamo pane da toast, marmellata e biscotti nei supermercati e visto che nelle camere d’albergo trovavamo bollitore rapido, tostapane e stoviglie, latte e caffè, ce la preparavamo da noi. A mezzogiorno ci fermavamo in una delle aree di sosta attrezzate, con tavoli e toelette pulitissime e ci facevamo dei panini sempre con quello che acquistavamo nelle cittadine, a meno che non fossimo fermi per qualche giorno ed allora andavamo a ristorante e a cena cercavamo un discreto ristorantino, cercando di ricordare che dovevamo andare prima delle 20.   
Coober Pedy: le miniere

Coober Pedy (http://www.opalcapitaloftheworld.com.au)  è la città degli opali, ci sono miniere da ogni parte e le miniere sono dei buchi che vengono scavati sempre più profondi e la terra tolta viene ammucchiata fuori a formare dei coni, così tutto il territorio attorno è susseguirsi di coni alti diversi metri. Passiamo il pomeriggio a curiosare un po’ per il paese e al negozio dell’albergo mi compro anche un cappello tipico australiano di pelle di canguro. 




Il giorno dopo, 7 sett., partenza di buon’ora, abbiamo davanti 750 km. che ci porteranno ad una delle mete più importanti del viaggio: Uluru (Ayers Rock) e Kata Tjuta (The Olgas) (http://it.travelnt.com/explore/uluru-kata-tjuta.aspx). Percorriamo la Stuart Highway fino a Eridunda e poi voltiamo a sinistra sulla Lasseter Highway. Memori della tappa precedente, facciamo benzina ogni volta che possiamo, e difficilmente scendiamo sotto al mezzo serbatoio, inoltre a Coober Pedy abbiamo comprato due piccole taniche da 5 lt. l’una che teniamo piene come riserva supplementare per percorrere un altro centinaio di km.

Uluru (Ayers Rock) dal sunset point
Arriviamo ad Uluru alle 16 circa, quindi con un paio d’ore per vedere il sole tramontare e il grande monolite cambiare colore man mano che il sole va giù diventando sempre più rosso e quindi ci rechiamo subito al sunset point senza passare dall’albergo. Paghiamo il biglietto di ingresso al gate, 25 $ Au. a persona con validità tre giorni, e il monolite è lì, già incendiato dal sole. Ci sono centinaia di persone in religioso silenzio che osservano lo spettacolo e che scattano fotografie. Casualmente sentiamo parlare italiano e naturalmente attacchiamo discorso e la scena si movimenta un poco, un po’ di sano casino italiano, tanto che si libera la prima fila e così possiamo fotografare e riprendere in santa pace. Gli ultimi raggi di sole regalano un colore rosso acceso alla roccia, scattiamo le ultime foto e torniamo indietro verso l’hotel.

Il complesso alberghiero si trova nei dintorni di Uluru, precisamente a Yulara, www.ayersrockresort.com.au a circa una ventina di km. dal monolite ed molto grande, nonché abbastanza costoso, visto che è l’unico che vi sia. Sono diversi tipi di sistemazioni, cal campeggio a rwsort 5 stelle, noi abbiamo optato per una via di mezzo, il Voyages Pionier Outback, www.ayersrockresort.com.au/outback una serie di cottage carini sparsi nel bosco di eucalipti. Ci sono molti ristoranti e pizzerie, più un enorme barbecue dove cuocere la carne che viene venduta cruda ad un banco. La prima sera mangiamo una pizza molto decente e decidiamo già di servirci del barbecue la sera successiva.

Uluru dal sunrise point

La mattina seguente, 8 sett., ci alziamo di buonora, il sorgere del sole è previsto per le 06:51 e quindi in tempo per vedere la parte est del monolite illuminarsi pian piano. Mostriamo il biglietto al cancello e ci fanno passare, percorriamo la strada fino al sunrise point e saliamo fino al belvedere. Fa freddo, non sono ancora le otto e ci sono solo 2 gradi, ma lo spettacolo vale la pena: la giornata è magnifica, c’è il sole e tira vento che pulisce l’aria, quindi una visibilità ottima. Sulla sinistra si vedono The Olgas – Kata Tjuta, l’altro complesso di rocce a circa 35 km. e davanti Uluru, che pian piano si colora di rosa e sotto di noi il bush con strani alberi che crescono solo qui. 

Grafiti aborigeni 


Decidiamo di fare il percorso alla base del monolite, un trekking di alcuni km, tutto in pianura e di arrivare dove si può salire sopra, perché io ho questa voglia, è da sempre che lo sogno. Riusciamo a vedere i graffiti nelle faglie che fungevano da grotte, disegni risalenti a circa 12.000 anni fa, che hanno un significato religioso per gli aborigeni. Le spirali della vita, il serpente che ha partorito la terra… Arriviamo dove inizia la ferrata per salire e… amara sorpresa, il cancelletto è chiuso e un cartello avverte che l’ascesa è chiusa causa vento forte sulla vetta. Dire deluso è poco, e nemmeno incazzato rende l’dea, ma tanto non c’è niente da fare, nemmno a pensarci di salire trasgredendo alle regole, siamo in un paese di estrazione anglosassone, e tant’è.
The Olgas

Completiamo quindi il loop del monolite e il pomeriggio andiamo a vedere The Olgas, che sinceramente sono più belle da una certa distanza, con le classiche gobbe rosa, che ad inoltrarcisi dentro.


filetto di canguro
La sera, come ci eravamo proposti ceniamo alla braceria, acquistiamo la carne, io opto per un filetto di canguro che si rivelerà buonissimo, molto simile al filetto di vitellone e ce li cuociamo da soli. Naturalmente, come in tutti gli altri ristoranti, paghi solo il piatto principale ed i contorni, patate al forno e al cartoccio, insalate e verdure, sono free, come naturalmente l’acqua.. Così come il dolce e i dessert. Con circa 24 $ Au ce la caviamo per un’ottima cena.







La mattina del 9 lasciamo Uluru per Alice Springs. Facciamo il pieno con la benzina al prezzo più alto che abbiamo trovato in Australia, 2 dollari e 8 cent., all’incirca 2 Euro, e percorriamo i 460 km. prima sulla SR4 Lasseter Road e poi sulla Stuart Hwy verso nord. Ci sono diversi cartelli di “attenzione ai canguri”, ma gli unici che vediamo sono quelli morti, investiti dalle auto e dai road train… Anche Alice Springs è solo una tappa e non le dedichiamo più di tanto. L’albergo è carino e dotato di barbecue, nonché di connessione internet free, così ne approfittiamo per chiamare con skype e per aggiornare le pagine facebook.


Per quanto riguarda le connessioni internet, in Australia abbiamo trovato più difficoltà a trovarne di gratis. Mentre in Argentina, tutti gli alberghi e quasi tutti i ristoranti e locali l’avevano, bastava chiedere la pass, in Australia solo alcuni alberghi la offrivano e come locali, gli unici ad averla erano i Mc Donalds e gli Hard Rock Cafè. Ed anche gli hotel più grandi, in camera la facevano pagare, gratis era solo nella hall, come ad Hamilton Island. Per le chiamate in Italia, quando non era possibile usare skype, abbiamo optato per una scheda telefonica sim della Lyca mobile che consentiva di chiamare a 12 cent. di $ verso i fissi e 19 verso i cellulari con l’unico difetto che non aveva copertura lugo tutta la Barkly Hwy, e quindi per 4 giorni non ha funzionato, riprendendo a Sydney, ma per il resto caricata con 20 $ abbiamo faticato a terminare il credito, anzi credo che non ce l’abbiamo fatta.
Tropico del Capricorno

Il 10 settembre partenza per Tennant Creek e i Devils Marbles, una delle icone del Red Center australiano. Percorriamo i 400 km che ci separano dall’albergo vicino al parco nazionale Karlu Karlu Conservation Reserve, (www.parksandwildlife.nt.gov.au/parks/find/devilsmarbles)  sulla strada completamente priva di curve, ma ormai siamo abituati e costeggiando il bush che ormai comincia ad essere monotono. 
L’unica distrazione sono i road train a tre o quattro rimorchi che fanno veramente impressione quando ti sfrcciano vicino a 100 km. l’ora e il passaggio del Tropico del Capricorno che è segnalato in un’ampia area di sosta da una scultura rappresentante il globo terrestre. E’ la seconda volta che lo transitiamo, la prima in Namibia ed anche qui lasciamo la nostra firma, o de, si deve sapere che un livornese è passato di qui…



I limiti di velocità sono di 110 km. l’ora su tutte le Hwy principali e di 130 nello stato del Northen Territory. I controlli sono satellitari e con telecamere messe un po’ in ogni dove, ci sono anche i vecchissimi due cavi per terra che misurano la velocità e conviene rispettare i limiti perché le multe sono salatissime e non si scappa.

Devils Marbles

I Devils Marbles sono degli enormi massi granitici di colore rossastro che sono sparsi in un’area enorme, in una pianura senza fine e senza nulla, tanto che gli aborigeni la chiamavano il Grande Nulla, ci sono improvvisamente queste enormi pietre ciclopiche arrotondate che sembrano gigantesche palle. E’ qualcosa che esiste solo qui e che lascia sbalorditi. 

Dopo le canoniche centinaia di foro e diversi minuti di ripresa con la telecamera, andiamo all’albergo ed abbiamo il primo impatto con le Road House del outback australiano. 

Roadhouse Wauchope Hotel 
Una pompa di benzina, un grande piazzale per i camion, un bar sulla strada e nel retro un park attrezzato per camper e roulotte e… una mezza dozzina di contenitori prefabbricati, dotati di tutto, aria condizionata, bagno e quant’altro, ma non certo meritevoli dell’appellativo hotel. Ma ripensando a dove si trovano, forse è veramente il massimo possibile. Anche perché poi gli accessori, diciamo si mostrano proprio carini, almeno qui vicino ai Devils Marbles. 

Il Wauchope Hotel è dotato di piscina, un bel bar e, meraviglia, di un ristorantino carino veramente ed un ottimo servizio. E neppure i prezzi sono diversi, non si approfittano che se vuoi mangiare devi farlo lì, essendo la città più vicina a un centinaio di km.






Il giorno dopo, 11 sett., ci facciamo 670 km. per arrivare a Katherine, dove staremo due notti. Katherine è una cittadina ma anche un territorio che segna l’inizio del Top End australiano, si entra in una natura selvaggia ed incontaminata, peccato che non si sia potuto fare il viaggio come ideato in principio, dove dovevamo arrivare a Darwin transitando per il Kakadu.

Larrimah Hotel Roadhouse


Lungo la strada ci fermiamo a visitare una roadhouse veramente tipica, la Larrimah Hotel, dove c’è un piccolo zoo annesso con dei canguri che si fanno accarezzare e prendere in braccio non senza una certa riluttanza.



Arriviamo la sera tardi all’albergo, che non è una roadhose, ma un Best Western e abbiamo la conferma che qui la qualità della vita viene prima di tutto. La reception è chiusa, perché alle 18:00 fanno festa e le chiavi delle camere sono in una busta dentro ad un cestino vicino alla porta. Self service e soprattutto nessuno si sognerebbe di prende quelle chiavi al posto tuo. Decidiamo di cenare da McDonald’s perché sappiamo che lì troveremo sicuramente la connessione internet gratis e poi, sinceramente, a me il Big Mac piace.

La mattina del 12 prenotiamo un’escursione notturna sul fiume Katherine dove si dovrebbero scovare dei coccodrilli e poi partiamo con il nostro suv verso le Edith Falls nel Nitmiluk National Park (http://www.parksandwildlife.nt.gov.au/parks/find/nitmiluk#.UJfVi28sDE0). 
Percorriamo 40 km. sulla Stuart Hwy verso nord e poi voltiamo a destra per Edith falls, una ventina di km. ed arriviamo al parcheggio, poi ci sono circa di 3 km. di trekking abbastanza facile, su un sentiero ben segnato. 
Edith Falls
Fa molto caldo, siamo sui 36 gradi, ormai siamo tra i Tropico del Capricorno e l’Equatore e più andiamo a nord più fa caldo, così la poca salita che troviamo sul sentiero ci fa sudare parecchio ed è necessario bere parecchio. Fra l’altro ci sono decine di piccolissime mosche fastidiose, ma è normale così a nord e lo spettacolo che ci si mostra dall’alto vale la pena di qualche piccolo fastidio. 

Sembra di essere all’interno di un set cinematografico. Le rocce rosse e brunite che circondano un piccolo lago e la cascata che sembra d’argento, il sole la colpisce in pieno e manda bagliori. Scendiamo e in men che si dica ci spogliamo e facciamo il bagno in un’acqua che si può bere, nel senso letterale della parola. Si può nuotare fin sotto la cascata ed è veramente un’Australia wild quella che ci circonda. 

Restiamo fino al pranzo e poi risaliamo in auto per andare al Katherine Gorge, sempre nel Nitmiluk (http://it.travelnt.com/explore/katherine/nitmiluk-national-park.aspx). 



Canguri nel Nitmiluk Park

Lungo la strada intravediamo decine di canguri e ci fermiamo a fotografarli e filmarli. Non sono i canguri rossi di Anglesea, ma più piccoli, e molto curiosi. Ci guardano, cerchiamo di avvicinarsi, ma scappano con salti di diversi metri, per poi tornare a brucare l’erba appena ci fermiamo. 


Tornando sulla Stuart Hwy notiamo l’insegna di un eliporto lì nei pressi con il prezzo del volo, 85 $, una cifra veramente abbordabile, ma ormai è tardi e mi rodo dentro per non averla vista prima.  

Katherine Gorge
Arriviamo a Katherine Gorge percorrendo la Gorge Road per circa 30 km. e ci dedichiamo alla visita, ma non ha niente a che vedere con Edith Falls, lì eravamo nel selvaggio, qui è tutto organizzato e turistico. 


Si torna in albergo per prepararci ad uscire in battello alla ricerca dei coccodrilli. Superate le difficoltà per trovare l’imbarcadero, situato all’interno di un parco che funge anche da campeggio, il Springvale Homestead, ci imbarchiamo su di una specie di chiatta a motore e già la navigazione sul fiume mentre la luce cala e il cielo si riempie di stelle vale il costo dell’escursione. 
Siamo nel pieno della foresta equatoriale, i rumori dei richiami degli animali creano un’atmosfera di suspanse, il faro ad infrarossi della guida fruga ne buio… Durante la navigazione non avvistiamo niente, ma quando arriviamo ad un’ansa e  si approda, cominciamo a camminare armati di torce e ad un certo punto il faro rosso inquadra qualcosa sulla riva. 
Freshwater crocodile
C’è il coccodrillo d’acqua dolce, o freshwater, come dicono qui e diverse tartarughe carnivore. Fotografiamo finchè il bestione non decide di andarsene e quindi torniamo indietro alla barca, dove la guida e il pilota scaricano tutto il necessario per un barbecue sulla riva del fiume in mezzo alla foresta. C’è tutto, carne, salsicce, bibite, persino il vino bianco e rosso. Ci sono anche milioni di insetti a tenerci compagnia, ma la guida ci insegna un trucco per tenerli buoni: mette un bicchiere di plastica bianco rovesciato sopra una torcia accesa e il cono di luce che si forma verso l’alto, attira tutti gli insetti come una colonna lasciandoci in pace. Torniamo in albergo veramente soddisfatti della giornata.

Walkabout Creek Hotel
L’indomani 13 sett., torniamo a Tennant Creek, è la prima delle 5 tappe che ci serviranno per tornare a Sydney con la macchina. 
Il 14 facciamo Tennant Creek – McKinley  percorrendo 880 km. sulla A2 Barkly Hwy, un’altra storica strada dell’interno australiano. Siamo ormai entrati nel Queensland, lasciando il Northen Territory e abbiamo deciso di alloggiare al  Walkabout Creek Hotel, un roadhouse dove sono state girate alcune scene del film Crocodile Dundee, ma la scelta non si è rilevata azzeccata. 

Le camere non solo sono negli ormai noti container da terremotati che chiamano hotel qui nell’outback, ma hanno i bagni all’esterno e come sempre il personale ha già fatto festa quando arriviamo, tanto da poter cenare qusi come un favore, ma al mattino troviamo tutto chiuso, l’orari d’apertura è alle 10:00, così non facciamo neppure colazione nello storico pub e non ci resta che mettersi in viaggio. 
Ci sentiamo veramente di sconsigliare un pernottamento qui. 

Blackall
La tappa del 15 sett. è di 640 km. fino a  Blackall, sulla  A2 Landsborough Hwy, dove cominciamo a vedere decine di canguri che appaiono al tramonto ai bordi della strada. Blackall è un paesino veramente carino, molto western, con le case basse di legno e le insegne dipinte a mano. Si capisce che è un centro di allevatori, infatti lungo la strada abbiamo visto migliaia di mucche al pascolo e nel paese ci sono diverse locandine che pubblicizzano fiere di tori. L’albergo, l’Acacia Motor Inn, è veramente carino, dotato di tutti i confort e di un ristorantino in stile francese veramente bello dove mangiamo molto bene. 

Mulga Creek Hotel
Il 16 arriviamo a Byrock, nel Nuovo Galles del Sud dopo 640 km. e alloggiamo al Mulga Creek Hotel, un trading post storico, dove fermavano le diligenze che da Darwin arrivavano a Melbourne impiegando più di un mese. 
Kinuna Roadhouse
Il Mulga Creek è veramente bello, con mobili in legno massiccio e sedie che peseranno 30 kg. l’una. E con i gestori che sono persone veramente particolari. Ma in tutta l’Australia che abbiamo percorso da Tennant Creek fino alle porte di Sydney abbiamo trovato personaggi strani, certamente rudi a vederli, ma poi affabili quando ti servivano informazioni e aiuto. Come la signora che gestiva una roadhouse vicina al Walkabout Creek Hotel e che serviva delle colazioni così abbondanti da spaventare anche i camionisti. 


Probabilmente abbiamo visto l’Australia country più vera, più lontana dal turismo di massa, con una natura ancora selvaggia nonostante gli allevamenti estensivi, con i canguri e gli emù che attraversano la strada improvvisamente appena arriva il tramonto, creando anche pericolo e i piccoli centri che sembrano finti, tanto sono curati e tenuti bene. 
Gabinetti pubblici in area di sosta


Siamo rimasti stupiti come in ogni paesino, ma anche nelle aree di sosta vi fossero gabinetti attrezzati per i portatori di handicap e tenuti puliti, addirittura profumati. 







Ma siamo arrivati al 17 sett. con l’ultima tappa verso Sydney. Traversiamo le Blue Mountains ed è la prima volta che la strada presenta curve, ne siamo quasi contenti, dopo quasi 5.000 km. di strade completamente dritte di cui non si vedeva la fine all’orizzonte. 
Darlin Harbour
Entriamo in Sydney e l’impatto con il traffico nelle Freeway a 4 o 5 corsie non è cosa da poco, il navigatore satellitare ritorna indispensabile. 
Arriviamo all’albergo, in pieno centro, in Darling Harbour, a due passi dalle opere più significative di Sydney. 
Ma non c’è tempo per pensare a Sydney, la mattina successiva, il 18, abbiamo il volo per Hamilton Island
Lasciamo l’enorme suv al terminal della Hertz e con il pulman, molto caro, 5,50$ per fare 3 km., arriviamo all’aereoporto domestico. Naturalmente abbiamo lasciato il grosso dei bagagli in hotel, dove torneremo e ci portiamo solo un bagaglio a mano per tre giorni.

Hamilton Island: Reef View Hotel
Hamilton Island è il centro più importante ed anche l’unico, delle Whitsunday Islands, un arcipelago di 74 isole quasi tutte parco nazionale, porta di accesso anche alla Grande Barriera Corallina (http://www.hamiltonisland.com.au/it ). Già dall’accoglienza all’aereoporto si capisce che siamo in un'altra Australia: ci caricano i bagagli su una navetta e ci accompagnano in albergo, il tutto gratuito. 


L’albergo è enorme, con ascensori di cristallo che salgono e scendono esternamente. Le camere sono quasi il mio appartamento a Livorno, con salottino, bagno enorme, wc separato dal bagno e tv lcd 40” e un bel terrazzo con vista sulla piscina e sul palmizio che si affaccia sul mare. Niente da dire, e questo è il più economico – si fa per dire - degli hotel ad Hamilton, il Reef View Hotel (http://www.hamiltonisland.com.au/reef-view-hotel ). 
Matrimonio sulla spiaggia del Reef View Hotel

Temperatura ideale, giornate splendide senza una nuvola, le isole si rivelano per quello che ci aspettavamo. Sinceramente ad averne le possibilità sarebbe un ottimo posto dove vivere, stupendo, tranquillo e ad un’ora di volo da Brisbane e Surfers Paradise. Ed infatti ci sono un sacco di coppie in viaggio di nozze, addirittura assistiamo ad un matrimonio sulla spiaggia di fronte all’albergo.



Whiteaven Beach dalla Hill Inlet






Ma a proposito di spiagge. L’indomani, il 19 sett., facciamo un’escursione che già avevamo prenotato dall’Italia. Ci porteranno a Whiteaven Beach, una delle più belle spiaggie del mondo e saliremo sulla Hill Inlet 



(http://www.hamiltonisland.com.au/whitehaven-beach-safari) per ammirare un mare dalla bellezza incredibile. Tutto si dimostra come lo avevamo pensato e vediamo anche una balena. 
Great Barrier Reef: Heart Island
Al rientro in albergo cerchiamo di comprare un volo sulla barriera corallina, ma sono tutti prenotati ed allora per il 20 sett. ripieghiamo su un’escursione su di un aliscafo che ci porterà sul reef e poi lì, prenderemo un elicottero per sorvolare la Grande Barriera e arrivare sopra la Heart Island, l’isolotto corallino a forma di cuore (http://www.hamiltonisland.com.au/great-barrier-reef-day-trip ). 


Tramonto ad Hamilton Island



Escursione bellissima, con tanto di bagno fra centinaia di pesci colorati. Al ritorno ad Hamilton Island, c’è il tempo per salire sulla collina con le navette rigorosamente gratuite e assistere ad un tramonto spettacolare che incendia prima la baia e poi il cielo.







Il 21 sett. salutiamo le Whitsunday Islands e rientriamo a Sydney. Ma ancora non è il tempo di visitare la città, a parte quel che riusciamo a vedere la sera nei dintorni dell’hotel che si affaccia sul Harbourside e sul suo grande centro commerciale, una città nella città, con tanto di Hard Rock Cafè e tutto a seguire. 

Blue Mountains: Hanging Rock
Il giorno dopo, il 22sett., abbiamo un’altra escursione, anche questa prenotata dall’Italia. Le Blue Mountains (http://www.bluemts.com.au ) con Hanging Rock ci aspettano. C’è da precisare che nel link è riportata un’escursione in mountain bike, ma noi l’abbiamo fatta a piedi, per arrivare ad Hanging Rock c’è un treggking veramente agevole, a parte gli ultini 70 metri dove si scende sulla roccia. (http://www.lifesanadventure.com.au/blue-mountains-mountain-biking-tours ).

Hanging Rock è una roccia affilata, che si è staccata dalla falesia, il Baltzer Lookout, e sporge sulla foresta di eucalipti con un balzo di 260 metri. Non sono potuto salire sull’Ayers Rock, ma qui devo andare assolutamente. 
Blue Mountains: Three Sisters
Ed infatti, in uno scenario magnifico, dove veramente l’aria sopra la foresta è bluastra a causa dell’evaporazione delle foglie degli eucalipti, arrivo proprio sulla punta della roccia non senza un po’ di emozione, soprattuto per il salto necessario a superare la fenditura che separa la roccia dal resto della montagna. 

Al ritorno la guida trova il tempo per farci anche assistere ad un magnifico tramonto sulle Three Sisters, una formazione rocciosa di tre guglie unite tra di loro che il sole basso tinge d’oro.

Il 23 e il 24 mattina, abbiamo il volo alle 20:55, ci dedichiamo alla visita di Sydney. La città più importante e più famosa dell’Australia ci si presenta in tutta la sua bellezza. Come in tutto il viaggio, splende un sole stupendo e l’aria è veramente primaverile. 


Avendo l’albergo in pieno centro, riusciamo con una lunga passeggiata a visitare il Wildlife World, dove finalmente vediamo i koala in semilibertà (purtroppo sembra che in tutta l’Australia ne siano rimasti un diecimila a causa della caccia per la pelliccia ed anche se ora sono protetti è difficilissimo vederli in libertà). 

Sydney ha la caratteristica che molto frequentemente, tra gli splendidi grattacieli, si trovano costruzioni di stile vittoriano, con i classici mattoncini rossi. 
Sydney: Opera House


La passeggiata termina all’Opera House che domina una delle baie più belle al modo con di fronte il Harbour Bridge, dove decidiamo di non salire perché occorrono 185 $ a persona. 
Optiamo invece di pranzare in un ristorantino all’aperto sulla baia di fronte al ponte, il Portobello, dove mangiamo italiano e molto bene anche, in quanto gestito da connazionali. 


Sydney dalla Sydney Tower


All’imbrunire saliamo sulla  Sydney Tower da dove si abbraccia tutta la città a 360 gradi e la vediamo illuminarsi man mano che scende la notte. 
La sera la dedichiamo agli ultimi acquisti di souvenirs. In negozietto del grande centro commerciale dell’Harbourside trovo anche il didgeridoo che cercavo e che in aereoporto mi faranno spedire come oversize, ma che adesso è appeso alla parete del mio studiolo. 

Sydney, la monorotaia

L’ultimo giorno facciamo un giro sulla monorotaia, che in realtà è solo un’attrazione per turisti è visitiamo il quartiere cinese e il Darling Quarter, con i giardini pieni di bambini che giocano e ci mostrano una Sydney veramente vivibile.







L’ultima cosa che facciamo prima di recarci in aereoporto e pranzare in un bel ristorantino sulla baia del Darling Harbour (http://www.shfa.nsw.gov.au/content/library/documents/7f8ab923-9824-ddf5-67cff4e2b580b9e6.pdf ) con una bella bistecca di manzo del Queensland certificata.

Ormai anche l’Australia è nei ricordi, ora c’è da pensare al prossimo viaggio.


Fine

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Il film:
Australia part 1. Da Sydney ad Ayers Rock

Australia part 2. Da Ayers Rock a Sydney
https://www.youtube.com/watch?v=EihM3nuoFZM

Australia part 3. Sydney, Hamilton Isl.  e Blue Mountains
https://www.youtube.com/watch?v=KPICqdbt9z0

                                       ALTRE FOTO:
Melbourne: Victoria Station

Melbourne: skyline

Melbourne: St Paul's Cathedral


Anglesea: canguri sui campi da golf

Anglesea: canguri sui campi da golf

Anglesea

Apollo Bay: la spiaggia

Otway National Park

12 Apostoli

12 Apostoli

12 Apostoli

London Bridge

Great Ocean Road: la costa

Island Bay

Coober Pedy

graffiti moderni in una roadhouse: Kulgera pub

Curtin Sprins

The Olgas al tramonto

Uluru al mattino presto

Uluru e il bush dopo l'alba

La via ferrata per salire su Uluru chiusa per vento

Uluru: graffiti aborigeni

The Olgas

The Olgas

Pappagalli rosa

Devils Marbles

Devils Marbles

Devils Marbles

Devils Marbles

Road Train

Road Train

Edith Falls

Edith Falls

Edith Falls

Edith Falls

Edith Falls

canguri nel Nitmiluk National Park

tramonto sul Edith River

safari sul fiume, un coccodrillo

termitaio gigante

Blackall

canguro rosso nel bush

terra rossa e strade dritte

Emù che attraversa

Emù con i pulcini

Tramonto australiano

Whitsunday Island

la camera al Reef View Hotel

la balena

Whitehaven Beach

Whitehaven Beach dalla Hill Inlet

Whitehaven Beach dalla Hill Inlet

Hamilton Island, i giardini



l'elicottero per il sorvolo della barriera coralina

Heart Island

la barriera corallina


tramonto ad Hamilton Island

Blue Mountains: Hanging Rock

Blue Mountains:  Baltzer Lookout

Blue Mountains: Hanging Rock

Blue Mountains: Hanging Rock

Sydney: Wildlife World, un koala

Sydney

Sydney: Opera House



Sydney: skyline

Sydney: Opera House

Sydney: Harbour Bridge

Sydney: The Tower

Sydney: Chinatown


Sydney: Harbourside
Sydney: la monorotaia

Sydney di notte dalla torre











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